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Il microbiota: come nutrirlo

Da: Prevenzione Oggi n°210 Luglio 2013

Le tecniche scientifiche sempre più evolute ed efficaci hanno permesso negli ultimi anni di comprendere meglio la relazione tra lo stato di salute del nostro corpo e il microbiota, l’insieme, cioè dei microscopici esseri che popolano il nostro organismo. Per diffondere le novità sul rapporto tra probiotici e salute, si è svolto il 25 giugno a Montano Lucino, in provincia di Como, il corso congiunto dell’Associazione di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI) e della Società Italiana di Obesità (SIO) della Lombardia. L’appuntamento “Probiotici e il microbiota: up to date 2013 – i probiotici: dalla salute dell’intestino verso nuove prospettive d’impiego” ha visto la partecipazione di importanti esperti che hanno illustrato le possibili influenze dei probiotici sulla salute, non solo dell’intestino.

Il microbiota
Il microbiota umano è l’insieme di microrganismi di differenti specie che abitano l’organismo e si trovano sulla superficie e negli strati profondi della pelle, nella saliva e nella mucosa della bocca, nella congiuntiva e nel tratto gastrointestinale. Ogni individuo possiede il proprio microbiota che costituisce un ecosistema in cui diversi organismi vivono insieme, traendo vantaggio uno dall’altro. Questo ecosistema varia con l’età, con lo stato nutrizionale e l’ambiente esterno. Le malattie che colpiscono l’individuo, così come l’equilibrio immunitario, influenzano il microbiota. Nel tratto gastrointestinale, la microscopica popolazione ospite del corpo umano, ha una diversa distribuzione. Nello stomaco, a causa del basso ph che ne inibisce la crescita, la concentrazione di microrganismi è più scarsa e aumenta progressivamente lungo l’intestino, raggiungendo la massima concentrazione nel colon.

Il dott. Fabrizio Muratori Responsabile dell’Unità Operativa SSVD di Endocrinologia, Nutrizione Clinica e Obesità, Azienda Ospedaliera Sant’Anna di Como e presidente della Società Italiana di Obesità Lombarda

Il microbiota intestinale
Durante il corso congiunto ADI –SIO su microbiota e probiotici, il Dott. Claudio Macca, Responsabile dell’Unità Dipartimentale di Dietetica e Nutrizione Clinica – Spedali Civili di Brescia e Presidente ADI Lombardia ha parlato dell’ecosistema intestinale e del suo funzionamento. Il microbiota intestinale, termine che ha ormai sostituito la vecchia denominazione di flora o microflora intestinale, svolge numerose azioni che vanno dalla modulazione del sistema immunitario, attraverso uno scambio di informazioni tra i microrganismi e il sistema linfatico presente nei tessuti intestinali, alla funzione protettiva, dovuta ai meccanismi di competizione del microbiota, nei riguardi dei patogeni. Grazie a un numeroso esercito di microrganismi “buoni”, il microbiota intestinale sconfigge i germi “cattivi”. Le attività metaboliche e nutrizionali del microbiota non sono meno importanti: l’assorbimento di ioni di calcio e ferro, la sintesi di vitamine B1, B2, B6, acido nicotinico, acido pantotenico, acido folico, vitamina B12, vitamina K e biotina e la digestione dei carboidrati non digeribili con produzione di energia.
Numerosi studi su animali hanno dimostrato che i microrganismi intestinali possono influenzare il bilancio energetico dell’organismo ospite.
Nell’intestino umano, i più numerosi microrganismi presenti sono batteri e, da recenti studi di biologia molecolare, è stato scoperto che la maggior parte dei batteri presenti nelle feci appartengono a due delle maggiori stirpi filogenetiche o phyla, che vuol dire divisioni. I phyla di cui si parla sono Bacteroidetes e Firmicutes e, semplificando, si può quindi affermare che tra tutti i microrganismi presenti nell’intestino di un adulto, prevalgano questi due gruppi di batteri. Tra i Bacteroidetes sono importanti i Bacteroides che hanno la forma a bastoncino, possiedono la capacità di digerire i polisaccaridi e possono aiutare l’organismo ospite a recuperare ed usare molti dei carboidrati indigeribili della dieta, altrimenti inutilizzati.
I Firmicutes, il cui nome deriva dal latino “firmus” ( forte ) e “cutis” ( pelle ), sono caratterizzati da una “consistenza dura” della loro parete.
Appartengono ai firmicutes i clostridi e i bacilli, e tra questi ultimi, i lactobacilli utilizzati come probiotici in molti alimenti.

Dieta, microbiota e obesità
La dieta influenza il microbiota sin dalla più tenera età: dal momento della nascita il tratto gastrointestinale inizia a popolarsi di microrganismi che variano a causa di diversi fattori come il tipo di allattamento. Nei neonati allattati al seno si crea un ambiente intestinale che stimola la crescita di una flora batterica protettiva e migliora le funzioni di digestione e assorbimento dei nutrienti, la produzione di vitamine e le funzioni immunitarie.
Nell’adulto una dieta ricca di grassi fa aumentare la percentuale dei batteri appartenenti al phylum Firmicutes a discapito del Bacteroidetes.
Il dott. Fabrizio Muratori, Responsabile dell’Unità Operativa SSVD di Endocrinologia, Nutrizione Clinica e Obesità, Azienda Ospedaliera Sant’Anna di Como e presidente della Società Italiana di Obesità Lombarda, durante il convegno su Probiotici e il microbiota di Montano Lucino, ha illustrato quali siano i complessi meccanismi di possibile interconnessione tra ormoni gastrointestinali, sistema nervoso centrale e microbiota.
“ Dieta, esercizio fisico, caratteristiche genetiche e ambiente sono senza dubbio fattori di grande influenza sulla genesi dell’obesità, ma anche processi fisiologici come i segnali di fame e sazietà hanno conseguenze sulla regolazione del bilancio energetico e del peso corporeo.
Le attività metaboliche del microbiota intestinale sono coinvolte: un’alterazione del microbiota intestinale determina il rilascio di sostanze che inducono uno stato infiammatorio tra i cui effetti vi è quello di influenzare le aree cerebrali che regolano il bilancio energetico” dice il Dott. Muratori.
Le ricerche hanno evidenziato che il soggetto obeso possiede una maggiore quantità di batteri appartenenti al phylum Firmicutes rispetto ai Bacteroidetes. Negli studi su un particolare ceppo di roditori che non possiedono un microbiota in quanto sterili, è stato dimostrato che la colonizzazione con flora batterica di topi obesi produce un maggiore accumulo di grasso, a parità di dieta, rispetto a topi colonizzati con batteri di un topo normopeso. Sembra che il microbiota del soggetto obeso scateni una serie di reazioni metaboliche che portano ad uno stato di infiammazione e che porta all’obesità.

I probiotici
Nello stesso convegno su probiotici e microbiota, il dott. Federico Vignati, dell’Unità Operativa SSVD di Endocrinologia, Nutrizione Clinica e Obesità, Azienda Ospedaliera Sant’Anna di Como, Segretario nazionale della SIO, ha portato i dati della letteratura sugli effetti dei probiotici e del Lactobacillus casei strain Shirota, in particolare.
Un probiotico è un supplemento nutrizionale di natura microbica che influisce positivamente sulla massa microbica intestinale, il microbiota.
La definizione di probiotico, elaborata nel 2001 dalla FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) e OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità’) e adottata nel 2005 anche dal Ministero della Salute Italiano è: “I probiotici sono organismi vivi e vitali che, quando somministrati in quantità adeguata, conferiscono benefici alla salute dell’ospite”.
In Italia, solo prodotti conformi alle linee guida su probiotici e prebiotici del Ministero della Salute sono considerati in grado di favorire l’equilibrio della flora batterica intestinale e possono indicare in etichetta la dicitura “probiotico”. Non tutti i microrganismi, infatti, possono essere utilizzati come probiotici, per essere considerati tali devono possedere i seguenti requisiti:
– Essere usati tradizionalmente per integrare la microflora (microbiota) intestinale dell’uomo.
– Essere considerati sicuri per l’impiego nell’essere umano.
– Essere attivi a livello intestinale in quantità tale da moltiplicarsi nell’intestino.
– Essere di un ceppo identificato.
– Contenere una quantità pari a 109 di cellule vive per almeno uno dei ceppi presenti nel prodotto. (L’uso di quantità diverse può essere consentito solo se il razionale per tale scelta è supportato da adeguati studi scientifici).
– Riportare in etichetta per ogni ceppo la quantità di cellule vive presenti nel prodotto e garantire, alle modalità di conservazione suggerite, la presenza delle cellule vive sino alla data di scadenza.
Non tutti i ceppi batterici hanno attività realmente probiotica. I progressi nel campo tecnico hanno permesso di evidenziare differenze significative all’interno della specie. I “ceppi” batterici sono batteri della stessa specie e dello stesso genere ma differenti tra loro (es. gli uomini sono dello stesso genere ma appartengono a razze diverse). Le proprietà probiotiche di un batterio non sono legate al genere e/o alla specie ma al ceppo.
In un genere possiamo trovare più ceppi probiotici che in un altro, ma il fatto che un germe appartenga al genere Lactobacillus non vuol dire che esso sia un microrganismo probiotico. Purtroppo non sono poche le ditte che pubblicizzano prodotti probiotici sfruttando questa ambiguità.
Perché un prodotto alimentare possa essere definito probiotico deve specificare sull’etichetta il ceppo batterico utilizzato. Perché un ceppo batterico possa essere definito Probiotico deve ottemperare alle caratteristiche elencate precedentemente.


Un programma dietetico innovativo per nutrire il microbiota
Il progetto “Cucina Lineare Metabolica”, ideata dallo chef Luca Barbieri – docente formatore regimi dietetici speciali – e dal dott. Claudio Macca – direttore dell’Unità dipartimentale di dietetica e nutrizione clinica degli Spedali Civili di Brescia e presidente ADI Lombardia, diffonde i principi di un’alimentazione equilibrata, utile per mantenere in salute l’organismo e a curare le malattie.
La Cucina Lineare Metabolica (www.cucinalinearemetabolica.it) concilia gusto e salute, grazie a tecniche di cottura come il sottovuoto, che mantengono intatte le proprietà nutrizionali e il gusto dei cibi e programmi dietetici scientifici.

D.ssa Cristina Grande

 

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